A Campobasso Di Maio e il M5S scelgono i giornalisti per le interviste

La questione sembra di poco conto, ma non lo è, riguarda essenzialmente la comunicazione tra il mondo politico ed i cittadini, comunicazione per lo più affidata agli organi d’informazione.

Inutile ribadire che in una Democrazia scatta una sorta di patto di collaborazione, permettendo di fatto ai giornalisti di poter lavorare al meglio.

Ieri, invece, nella Piazza dedicata al generale Gabriele Pepe, è avvenuto un fatto che a noi di Tlt sembra assolutamente arrogante, spocchioso e davvero scorretto, anche perché noi giornalisti siamo stati invitati a partecipare, senza sottolineare la necessità di munirci di accrediti stampa, all’iniziativa in piazza del comizio del vice premier, nonché capo del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio.

Prima sorpresa: un recinto a delimitare il retropalco, dove erano presenti numerosi attivisti ed alcune troupe televisive locali e pochi giornalisti.

Seconda sorpresa: un po’ di militanti, evidentemente istruiti a dovere, ci impedisce di entrare nel recinto, con il risultato che all’arrivo di Di Maio alcuni possono intervistarlo e gli altri magari solo riprenderlo da fuori recinto.

Terza sorpresa: prima di salire sul palco Di Maio entra in un gazebo e, come abbiamo appurato dai servizi in onda, rilascia alcune poche interviste ai giornalisti di almeno due emittenti locali, quelle che evidentemente considerano più meritevoli e per loro più importanti.

Tre sorprese collegate tra loro, che di fatto replicano un avvenimento già successo altre volte, con candidati grillini a noi inibiti alla conversazione e quindi messi nell’impossibilità di fare domande.

La questione sembra essere stata gestita dalle strutture nazionali del Movimento 5 Stelle, che di fatto, mettendo sù questo teatrino tra buoni e cattivi ha creato una questione che dire scorretta è dire poco.

I militanti locali, compresi i consiglieri ed il candidato sindaco, ci sembra siano stati trattati anche loro con molta sufficienza, perché, crediamo, anche loro hanno subito il potere romano e dunque si sono dovuti accontentare, a livello organizzativo, di un ruolo subalterno, diciamo sono stati i ligi caporali di una volontà superiore.

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