Acque agitate alla fabbrica Vibac nel nucleo industriale di Termoli: la notizia più grave e pesante per i dipendenti è l’avvio del licenziamento per la gran parte della forza lavoro: 115 su 140.
Una mazzata insostenibile per le sorti di un intero territorio, quello del Basso Molise che perderebbe troppo in termini occupazionali, sociali ed economici. Il 3 luglio scorso i sindacati riuscirono a strappare all’azienda piemontese specializzata nella realizzazione di nastri autoadesivi e per imballaggio, un altro anno di ammortizzatori sociali con un accordo di transizione occupazionale e inoltre gli operai erano in attesa di una proposta per un piano di incentivi all’esodo su base volontaria e di accompagnamento alla pensione.
Di queste prospettive adesso non si vede la luce, anzi il quadro è notevolmente peggiorato e le risposte insoddisfacenti nonostante il Gruppo Vibac abbia beneficiato di finanziamenti pubblici dalla Regione Molise.
La proprietà ha deciso che non intende più investire in una regione che ha fatto le fortune della stessa multinazionale. C’è poco tempo a disposizione da parte delle istituzioni di arrivare a risolvere la questione, anche perché il 10 luglio scadrà la cassa integrazione. L’obiettivo comune – fanno sapere le organizzazioni sindacali – dovrà essere quello di salvaguardare il futuro dei lavoratori rispetto all’insensibilità della società di Rivolta del Re.