Non basta leggere l’etichetta per essere sicuri di aver acquistato del cibo sano ma è necessario ridurre al minimo il consumo di alimenti ultra processati per evitare di compromettere il sistema nutrizionale. Meno confezionati e più alimenti sani.
A dirlo uno studio del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed di Pozzilli, pubblicato sul British Medical Journal. Nello specifico, il paper ha analizzato l’impatto combinato sulla salute del sistema di etichettatura Nutri-Score e del grado di trasformazione degli alimenti.
Quest’ultimo elemento risulta cruciale per conoscere il reale effetto del cibo sulla salute, e la sua indicazione sulle etichette aiuterebbe i consumatori a scegliere con maggiore consapevolezza.
I ricercatori, per arrivare a tale conclusione, hanno monitorato per 12 anni lo stato di salute di oltre 22mila persone partecipanti al Progetto epidemiologico Moli-sani e lo hanno correlato con le loro abitudini alimentari, prendendo in considerazione sia gli aspetti nutrizionali che quelli legati al grado di trasformazione dei cibi.
Questo suggerisce che il rischio aumentato di mortalità non è da imputare direttamente alla bassa qualità nutrizionale di alcuni prodotti, bensì al fatto che questi siano anche ultra-lavorati.
Si stima, che nel mondo una morte su cinque sia dovuta a una scorretta alimentazione, per un totale di 11 milioni di morti all’anno, ecco perché migliorare le abitudini alimentari è in cima alla lista delle priorità delle agenzie di salute pubblica e dei governi.