Chiedevano una risposta seria e concreta sul loro futuro lavorativo, i numerosi dipendenti delle Comunità Montane, di fatto soppresse da alcuni anni, ma chi doveva dargliele ha fatto orecchio da mercante.
La Regione, il Consiglio regionale del Molise ha di fatto ignorato la necessità di un ruolo, di un percorso lavorativo che sia ben definito, come era previsto nelle more della Legge che aveva decretato la fine di questi Enti Montani e non certo dei loro dipendenti, che dovevano, secondo norma, essere ancora produttivi negli espletamenti lavorativi in altre strutture istituzionali.
Una questione che è stata negli anni totalmente ignorata, in quanto queste persone sono state immesse in una sorta di limbo, dove riuscivano ad essere utili alla collettività in modo assai marginale.
Un problema per molti di loro, che venivano perfino percepiti, dalla società, come gente che, tra virgolette, rubava uno stipendio senza produrre un che di veramente utile.
Un percorso che, in attesa dei più terribili licenziamenti, richiedono la massima attenzione di chi governa il Molise, per recuperare, prima che sia assai tardi, delle professionalità importanti, assai significative soprattutto per la tutela ambientale dell’intero territorio.
Ignorare il tutto, non usare le valenze acquisite in anni ed anni di ottimo lavoro, effettivamente sembrano azioni di estrema disattenzione, se non di grave stupidità politica e gestionale.