Il dato parla di un residente su ogni quattro che in settant’anni il Molise ha perso, consegnato ad un mondo diverso dal nostro, magari più produttivo e più attrattivo.
Sembra poca cosa, ma è invece una questione che si deve affrontare, oggi più che mai, dove niente può essere rinviato a tempi migliori, perché sappiamo tutti che tempi migliori, se si continua in questo modo ad agire, non ce ne saranno.
Il dato è quello elaborato dall’Istat e racconta di come il Molise stia perdendo abitanti e dunque sia in atto un percorso di spopolamento, che è e sarà molto evidente soprattutto nei piccoli Comuni, quelli arroccati sulle montagne, dove anche il raggiungerli è sempre difficile e complesso.
Intanto la cosa ha interessato un po’ tutti, anche i vertici delle Acli del Molise, che hanno voluto esprimere, in una attenta riflessione, le loro opinioni in merito.
Affermano che molti paesi molisani “rischiano di scomparire, la Regione è vicina a scendere sotto i 300mila abitanti”, confermando il dato dello spopolamento continuo dal cosiddetto periodo del boom economico ad oggi.
Un percorso che non si è fermato, che rischia di produrre paesi e borghi fantasmi, con case che non sono più abitate e consegnate alle macerie.
Oggi abbiamo, però, in periodo di piena emergenza, scoperto una loro importanza, la necessità, non solo culturale, di mantenere in vita i piccoli centri, gli unici in grado di garantire quei percorsi esistenziali che diventano utili alla serenità di ogni persona e alla piena vicinanza con tutti gli elementi naturali.
Paesi e territori, diciamo noi, che devono essere visti come risorse e pertanto devono ottenere tutta l’attenzione da parte delle istituzioni, che devono far tutto e subito per invertire la rotta delle fughe dei residenti e trovare il modo e la maniera di valorizzarli, per quello che son o ma anche per quello che potranno e dovranno essere.