Questa volta il Centro Studi della CGIA di Mestre, nella sua pillola comunicativa settimanale si occupa di un problema che ha, spesso, conseguenze complesse, colme di problematiche: la questione che vede la Pubblica Amministrazione non pagare , nei tempi giusti ed utili, i suoi tanti fornitori, mettendo in gran parte le piccole e medie aziende, spesso e volentieri, in grave difficoltà.
I dati parlano chiaro: la Pubblica Amministrazione Italiana presenta un debito commerciale di parte corrente nei confronti dei propri fornitori, che nel 2022 ha sfiorato i 50 miliardi di euro, in pratica lo stesso livello che si aveva nel 2019, l’anno precedente la pandemia.
Nel rapporto con il Pil, il Prodotto Interno Lordo, i mancati pagamenti ammontano al 2,6 %.
Bisogna dire che nessun altro Paese europeo registra una incidenza così elevata.
Un esempio esplicativo, nel 2022 e in rapporto al PIL, i debiti commerciali della Spagna erano pari allo 0,8%, in Francia all’1,5%, in Germania all’1,6%.
In pratica ci distinguiamo ancora nei termini negativi, soprattutto perché si pagano le fatture importanti, ma non quelle di importi minori, una questione che crea disequilibri e mette in crisi moltissime piccole imprese.
In realtà la CGIA afferma che le analisi da loro effettuate evidenziano che solo tre Ministeri pagano entro i termini,, 3 su 15, un altro dato criticabile.
Sono il il Mef, il Ministero dell’Economia e Finanze e quelli dell’Estero e dell’Agricoltura, tutti gli altri non rispettano alcun termine di legge previsto nelle transazioni commerciali tra un’Amministrazione dello Stato e una impresa privata.
Comunque tra i Ministeri che più ritardano ci sono il Lavoro e Politiche Sociali, l’Università e Ricerca, l’Interno.
La maglia nera è quella del MISE, l’attuale Ministero delle Imprese e del Made in Itali, quello che dovrebbe essere il più sollecito di tutti, visto che si occupa di Imprese, e che lo scorso anno ha pagato almeno 3 mesi dopo la scadenza contrattuale.