Lo abbiamo sempre saputo, in Italia la pressione fiscale è di quelle davvero onerose e pesanti, al punto che si stanno sfiorando cifre enormi, vicinissime nelle stime attuali al 50 %.
Ad affermarlo è il Centro Studi della Confederazione Generale Italiana degli Artigiani, la famosa CGIA di Mestre.
Nella sua ultima uscita pubblica parla di una pressione fiscale pari al 48%, 6 punti in più rispetto ai dati ufficiali del 2018, quando per l’ISTAT si è assestata al 42%.
Per la CGIA il dato è destinato perfino a crescere, non tanto per un aumento del prelievo complessivo, ma per la crescita molto contenuta del Prodotto Interno Lordo.
Affermano nel Centro Studi: “Se è vero che negli ultimi anni è diminuito il peso delle tasse in circolazione, altrettanto vero è che ad aumentare sono state le tariffe di luce, acqua e di tutti quei servizi che non rientrano nella pressione fiscale vera e propria, ma gravano comunque sulle tasche dei cittadini”.
In più i tecnici economici sottolineano che “i contribuenti onesti devono continuare a fare i conti con il fenomeno del -nero-”, perché a contribuire al PIL per circa il 12,4%, infatti, sono anche tutte quelle attività del sommerso e dell’illegalità, attività che di fatto non hanno alcun effetto sulle entrate fiscali, essendo fuori appunto da ogni regola.
Da Mestre, intanto, avvertono che “per abbassare le tasse nel 2020 bisognerebbe recuperare 33miliardi di euro, 23 miliardi entro il prossimo dicembre, che eviterebbe ogni aumento dell’IVA, ed altri 10-15 miliardi per estendere a tutti i contribuenti la FLAT TAX.
Ultima cosa, anche se l’introduzione della fatturazione elettronica ha modificato il rapporto fiscale tra aziende ed Agenzia delle Entrate, non sembra aver portato sostanziali miglioramenti in termini di riduzione delle tasse.