In Molise una famiglia spende, in questo anno scolastico, 82 euro ogni mese per la mensa, una quota in aumento del 7,29% rispetto ai circa 85 euro della media nazionale.
Questo datosi evince dalla relativa indagine annuale, la settima, di Cittadinanzattiva, che ha voluto sottolineare i numeri di una situazione che mostra molte differenze tra i vari territori in Italia e che, purtroppo, neanche i progetti elaborati del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza riescono a risolvere.
Nel Molise ii costi mensa sono diversificati tra Campobasso e Isernia, dove un pasto costa rispettivamente 5, 24 euro e 3 euro, quasi il doppio, dunque,nel capoluogo di Regione.
Comunque la Regione più costosa è la Basilicata, con109 Euro al mese, mentre la più economica è la Sardegna, con 61 euro nella scuola per l’infanzia e 65 euro nella primaria.
Le variazioni, rispetto alla precedente indagine, parlano di un incremento in media del 3%, ma sono assai differenti, si valuta la Calabria con un incremento addirittura del 26%, mentre in Umbria c’è stata una riduzione di circa il 9%.
Differenze ingenti anche tra i capoluoghi di Provincia,, dove, ad esempio, troviamo Barletta dove si spende decisamente di meno, 2 euro a pasto, mentre a Torino costa 6,60 euro.
Interessante la posizione di Roma, la Capitale il pasto costa soltanto 2,32 euro.
Cittadinanattiva ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia, oltre alla famiglia di riferimento che è composta da tre persone, due genitori ed un figlio minore, che ha un reddito annuo lordo di 44.200 euro, con un ISEE di 19.900 euro, ipotizzando una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi.
Intanto l’indagine si occupa anche degli edifici scolastici, quelli che sono dotati di un locale mensa.
In Italia ne sono 13.533 a fronte di 40.160, con una distribuzione non omogenea, perché nelle Regioni del Sud Italia soltanto poco più di un edificio su 5 dispone di una mensa scolastica.
Infine un dato che mostra anche l’inadeguatezza dei progetti proposti per colmare differenze e divari: il PNRR non è la soluzione a tutti i problemi, infatti su 1052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il Sud riceve , come dalla graduatoria di giugno 2023, la metà delle risorse, contro il 58% previsto dal piano in origine.