Giocarsi fino in fondo una opportunità turistica, sociale e occupazionale come Molise intero. Questo il senso della presentazione fra pochi giorni a Roma di Agnone Capitale della Cultura Italiana per il 2026. Lunedi 4 marzo ci sarà una intera regione a sostenere il progetto di una terra troppo spesso sottovalutata come molte volte accade ai paesi delle zone montane e impoverite dall’emigrazione.
Oggi le aree interne vivono un momento estremamente delicato e Agnone rappresenta lo specchio di questa situazione; ma la sua storia, la sua arte, il patrimonio architettonico, la Pontificia Fonderia e l’artigianato possono fare la differenza per tagliare un traguardo memorabile, mai raggiunto finora.
L’impresa resta difficile tra le 10 finaliste dell’intera Penisola, ma l’apporto dell’intero Consiglio Regionale fa ben sperare per quel riscatto sociale così agognato. Al di là di bandiere o schieramenti politici, il Molise sta dimostrando unità e spirito di collaborazione che fanno ben sperare.
L’eventuale successo potrà assicurare prestigio e riconoscibilità per l’intera regione e produrre flussi turistici e economici. Una candidatura maturata nel quadro di un processo di sviluppo sostenibile di una cittadina che si pensa come riferimento ed esempio di quel margine periferico dell’Appennino italiano.