Più di qualcuno parla di una specie di bollettino di guerra, che vede, ogni anno, protagonisti di vere e proprie aggressioni fisiche almeno 1600 operatori sanitari, medici, infermieri e personale del 118, un numero impressionate che si traduce in azioni violente perpetrate quotidianamente ai danni di 4 persone.
Lo si evince da una indagine svolta dall’Inail, ma anche da una analisi della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, effettuata su un campione di iscritti all’Albo, avviata dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza dei professionisti e presentata questa mattina al Ministero della Salute.
Nella rilevazione si evince che a subire le aggressioni sono per lo più le donne, soprattutto quelle che lavorano nel Pronto Soccorso.
Il oltre il 72% dei casi infatti le vittime sono donne, per lo più appartenenti alla fascia tra i 30 ed i 40 anni di età.
Il 90 % opera nel servizio pubblico, il 42% nel Pronto Soccorso.
Gli infermieri che hanno dichiarato di aver subito aggressioni sono sempre più in crescita, un dato in aumento di almerno 10 punti di percentuale del 2023 rispetto al biennio 2021-2022.
questi numeri sono sicuramente più alti in confronto a quelli rilevati dall’Inail, che rileva di fatto soltanto quei casi in cui interviene l’azione assicurativa, che comunque sono abbastanza alti anche essi.
Una cosa bisogna dire: non sempre le vittime denunciano l’accaduto. Infatti tra loro il 20% era convionto che tanto non avrebbe ricevuto alcuna risposta da parte dell’organizzazione in cui lavora, il 19% riteneva che il rischio sia una caratteristica attesa ed accettata del lavoro e il 14% non lo ha fatto perché si sentiva e si sente in grado di gestire efficacemente questi episodi, senza doverli riferire.
Il dato è comunque assai rilevante e la cosa pericolosa è che è assolutamente in crescita, con numeri che fanno pensare si debba agire al più presto, perché le aggressioni non diventino una normalità, un prezzo in più da pagare comunque in una situazione di degrado complessivo.