La questione lavoro in Italia può riassumersi, in questi ultimi tempi, in pochi numeri, alcuni in aumento rispetto al periodo precedente ed altri decisamente in diminuzione.
Gli aumenti riguardano essenzialmente il lavoro autonomo e quello che viene proposto ai dipendenti precari e che serve per perfezionare uno status, una condizione che comunque ha vissuto e peraltro vive ancora notevoli problemi di criticità.
Tutto questo si evince dalle parole usate dai dirigenti della CGIL del Molise, che ha mal digerito, a quanto pare, l’entusiasmo del Governo Meloni e dei suoi amici di potere.
Così accade che dalla CGIL arriva il monito a considerare il dato più importante, quello che registra la diminuzione del lavoro a tempo indeterminato. Non c’è niente da festeggiare e da autoesaltarsi. Infatti aumentano gli inattivi e diminuiscono i disoccupati, ma questo non viene dimostrato da un numero consistente o meno di persone che hanno trovato lavoro, bensì soltanto da persone che hanno smesso di cercarlo.
In pratica in Cgil si parla di qualità, qualità del lavoro, qualità di vita, mentre al Governo bastano numeri con il segno più davanti e senza grandi specificazioni, senza entrare nel merito di che lavoro sia, di qualità o al contrario di nessuna vera utilità per l’individuo e l’intero mercato lavorativo?
In effetti la questione è abbastanza interessante ed accade mentre il Governo è impegnato nella telenovela del Ministro Sangiuliano, le sue conquiste sentimentali e le sparate da zotico della cultura, mentre il popolo italiano firma per uno richiesta referendaria che sta sbugiardando l’utilità dell’Autonomia Differenziata e mentre la coalizione mostra più pozzanghere che flussi positivi annunciati, mentre aumentano, questo si, le difficoltà per i cittadini, i costi dei servizi, i beni di prima necessità e tutto quello che sta pesando sempre di più sugli italiani, di qualunque luogo siano.