Critiche e interpellanze per la chiusura del Centro Prelievi di via Toscana a Campobasso

A dire il vero più volte negli anni passati si era prospettata la chiusura del Centro Prelievi del Distretto Socio Sanitario di via Toscana a Campobasso, un sito periferico che serviva i cittadini di un quartiere molto popoloso del capoluogo, un quartiere che necessitava e necessita di molta attenzione e soprattutto di servizi adeguati.

La Chiusura del Centro Prelievi, si dice per carenza di personale, sta incassando un notevolissimo riscontro di critiche, per la dismissione di un ulteriore servizio, che nega il diritto costituzionale della tutela della salute, un diritto sempre più minacciato da chi lo dovrebbe garantire ed invece procede da tempo esclusivamente con i percorsi di chiusura.

Per questo oggi arriva una interpellanza, con richiesta di risposta scritta, che vede come primo firmatario l’ex Sindaco di Campobasso, Antonio Battista, nella quale si chiede al Sindaco Roberto Gravina “se era al corrente dell’attività dell’Asrem, per conoscere esplicitamente le volontà dell’Amministrazione comunale e le urgenti iniziative che si intendono assumere per riportare alla normalità la erogazione dei servizi del Distretto socio sanitario di via Toscana”.

Una questione importante, che trova in sintonia anche gli altri consiglieri comunali Chierchia, Salvatore e Trivisonno, i quali ricordano che il Centro ha effettuato, negli periodi passati, circa 6mila prelievi all’anno, servendo oltre che una parte consistente della città, anche la popolazione di diversi Comuni vicini e che ha sempre svolta anche altri importanti e necessari servizi territoriali.

La chiusura di un tale Presidio sanitario moltiplicherà di certo i disagi per le persone, che vedono sempre più compromessa la salvaguardia della loro salute, aumentando i disagi e dovendosi, per le analisi, anche le più normali e banali, recarsi in altri Centri, contribuendo così ad un affollamento che non può che creare difficoltà e favorire il ricorso alle strutture private, con sempre più oneri economici soprattutto per le fasce più deboli, pensionati e disoccupati, persone che non sempre hanno la possibilità e le risorse per una cura adeguata.

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