All’inizio, il 20 maggio 2020, fu l’Operazione “Piazza Pulita”, condotta dalle Forze di Polizia, che portò all’esecuzione di ben 39 misure cautelari personali e al sequestro preventivo di beni mobili ed immobili ed aziende per un valore pari ad oltre un milione di euro.
Alcuni mesi dopo l’esecuzione di queste misure, accadde che il capo di uno dei sodalizi criminali investigati decise di collaborare con la giustizia, svelando così i numerosi traffici inerenti lo spaccio degli stupefacenti.
Da “Piazza Pulita” si arriva dunque alla sua derivazione, quella che fu l’inchiesta denominata “Vesuvio” e che ha portato, in questi giorni, il Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Campobasso, all’emissione, dopo l’esito del giudizio svoltosi con il rito abbreviato, della sentenza di condanna a carico dei quattro imputati coinvoilti.
La sentenza stabilisce le pene per tre dei quattro soggetti, tutti residenti in provincia di Napoli, che erano imputati dei reati per vicende di estorsione, aggravata dal “metodo mafioso” e dall’uso delle armi, oltre naturalmente dello spaccio di stupefacenti, nello specifico cocaina, per un quantitativo di circa 5 chilogrammi.
Pene che sono state comprese tra i sei anni e cinque mesi e sei anni e tre mesi di reclusione.
Al quarto soggetto, il collaboratore perseguito soltanto ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti, è stata invece comminata la pena di 2 anni ed otto mesi di reclusione.
Intanto dalla vicenda processuale si riscontra, ancora una volta, come il consumo locale di sostanze stupefacenti abbia catalizzato l’attenzione di gruppi legati ai clan mafiosi, in questo caso soprattutto provenienti dalla Campania, gente interessata ad essere presente in Molise, un territorio che sembra favorevolmente appetibile per il giro di affari, come dimostrano i movimenti tra Bojano e dintorni, che, nell’arco di 8 mesi, avevano determinato un movimento pari a circa mezzo milione di euro.