Demolita dal Consiglio di Stato la riforma dei contributi a radio e tv

La questione sembra di poco conto e non interessante per i cittadini, ma invece riveste un carattere assai significativo, perché entra in merito al sistema delle comunicazioni e ai contributi statali alle emittenti televisive e radiofoniche.

Le norme del regolamento del Decreto del Presidente della Repubblica, il numero 146 del 2017, disciplinano  le modalità delle risorse, erogate dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Norme che hanno favorito, in una graduatoria del 2016, il disequilibrio tra le prime 100 emittenti di una graduatoria e tutte le altre, destinando alle prime il 95% dell’intero Fondo, definito esageratamente “per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione”, e soltanto il 5% alle seconde.

Oggi il Consiglio di Stato, con una sentenza, ha in concreto eliminato tale ripartizione, accogliendo un ricorso proposto e presentato dagli avvocati molisani, Massimo Romano, Giuseppe Ruta e Margherita Zezza.

Il disequilibrio nasce proprio dal diverso trattamento economico del contributo, una ripartizione, che, prendendo in esame appunto il 2016, destinava, da ripartire, 60 milioni di euro alle prime cento ed appena 3 milioni, sempre da ripartire, alle quasi cento rimanenti.

La domanda, naturalmente dopo la sentenza del Consiglio di Stato,  è su cosa accadrà da oggi.