Il dato è sicuramente negativo, nella nostra regione la produzione del mais è calata notevolmente, passando da 140mila quintali prodotti su 3.200 ettari del 2021 a circa 52mila quintali prodotti su 1300 ettari nel 2023.
Tutto in relazione ad un patrimonio zootecnico di 6 milioni di bovini e bufale, 8,5 milioni di suini, altrettanti conigli e oltre 144 milioni di polli, tacchini, anatre e oche, che certifica come il nostro Paese ha un grado di autosufficienza, rispetto al fabbisogno nazionale di mais, di appena il 53%.
Lo sottolinea la Coldiretti, che racconta di come, per gli alti costi di produzione, negli ultimi venti anni, anche per i cambiamenti climatici e le importazioni dall’estero, il mais, l’alimento base per gli allevamenti da latte e da carne, stia vivendo una crisi davvero profonda, con le superfici scese da 1,06 milioni di ettari all’inizio del 2000 a poco più di 500mila ettari di quest’anno e la produzione ha seguito la stessa sorte, praticamente dimezzandosi , da 10,2 milioni di tonnellate a 5,2 milioni di tonnellate.
Un deficit che viene coperto dalle importazioni, che hanno raggiunto cifre record, perché parlano di miliardi di chilogrammi e di un aumento dei costi di almeno un più 30% rispetto all’anno precedente.
Basta pensare che nei primi sette mesi di quest’anno abbiamo importato circa 4 miliardi di chilogrammi di mais dall’estero.
Naturalmente la vicenda si complica se teniamo presenti gli eventi geopolitici,come il conflitto russo-ucraino, quando dalla sola Ucraina, in questo primo periodo del 2023, abbiamo importato oltre 1,2 miliardi di chili, praticamente raddoppiando le quantità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.