Non solo la posizione dell’attuale presidente della Regione, Francesco Roberti. C’è un aspetto, piuttosto rilevante, della maxi inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Campobasso che preoccupa ed è quello legato ai presunti legami del Molise con la criminalità organizzata pugliese e di conseguenza le infiltrazioni nel tessuto sociale.
I riflettori, al momento, appaiono puntati su Energia Pulita di Termoli, società che opera nel trattamento e smaltimento di rifiuti e che secondo le indagini sarebbe ben ‘ammanicata’ con la mafia foggiana e si sarebbe affidata ad uomo che, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe un boss della malavita di San Severo.
Ipotesi delle quali ha parlato anche “Repubblica” in un articolo intitolato “Ci pensa zio Franco” che fa riferimento proprio al boss e alle dinamiche con il Molise.
Energia Pulita, infatti, sembrerebbe avere agito forte della protezione fornita dalla criminalità pugliese che avrebbe, così garantito, di poter operare in totale sicurezza senza dover concorrere con altre società. Nel settore dello smaltimento dei rifiuti, Giuseppe Di Geronimo, secondo l’accusa, avrebbe infatti utilizzato un nome – quello di D’Aloia – per intimorire i competitor.
Il traffico illecito di rifiuti – come si evince dal fascicolo – sarebbe andato ben oltre la regione. La società basso molisana avrebbe smaltito illegalmente materiali pericolosi, facendoli passare per scarti ordinari e riducendo i costi.
In questo contesto dovrebbe collocarsi il ruolo della politica per far sì che la società eludesse i controlli agendo in maniera piuttosto libera grazie anche alla velocità con la quale sarebbe riuscita ad ottenere permessi ed autorizzazioni.
Un quadro, quello fornito dalla Direzione Antimafia, che qualora dovesse essere confermato durante il processo, potrebbe far emergere una fitta rete tra politica, imprenditori e criminalità organizzata. Tenendo conto che, in questa vicenda, su Francesco Roberti non gravano accuse legate alla mafia.