Fondi post-sisma, atti illegittimi: Regione condannata. Esultano 40 cittadini del cratere

DOPO 4 ANNI GIUNGE POSITIVAMENTE AL TERMINE LA BATTAGLIA DI UNA QUARANTINA DI CITTADINI RESIDENTI NELL’AREA DEL CRATERE, CHE ERANO STATI ESTRMOESSI DALL’ATTRIBUZIONE DEI FONDI PER LA RICOSTRUZIONE POST-TERREMOTO.

IL CONSIGLIO DI STATO HA CONDANNATO LA REGIONE PER ATTI CHE RISALGONO ALLA GESTIONE FRATTURA.

Si chiude dopo quattro anni di vertenza giudiziale una storia paradossale, l’ennesima legata ai fondi della ricostruzione post-sisma. Lo scorso 12 Luglio IL Consiglio di Stato ha definitivamente annullato gli atti con i quali la Regione Molise, sotto la guida dell’ex Presidente Paolo Frattura, ha disposto l’assegnazione dei fondi per la ricostruzione post-terremoto.

I dettagli del provvedimento sono stati resi noti in mattinata dai legali Pino Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano, che hanno patrocinato il ricorso presentato da una quarantina di cittadini, residenti prevalentemente nei comuni dell’area del cratere, tra cui Larino, che da ormai 16 sono in attesa di rientrare nelle loro abitazioni gravemente o irrimediabilmente lesionate dall’evento tellurico.

La vicenda, finita anche sulla stampa nazionale, riguarda degli atti emanati nel 2014 dalla Regione con i quali sono stati “arbitrariamente decurtati o negati” i fondi a proprietari di PEU di classe A che avevano precedentemente ottenuto i finanziamenti dopo le verifiche tecniche eseguite sugli immobili.

Da lì è partito il contenzioso dinanzi alla giustizia amministrativa, con un primo ricorso al TAR che ha annullato gli atti regionali per la riscontrata assenza di criteri di priorità nell’assegnazione delle risorse stanziate nel 2011 dal Cipe, sancendo l’illegittimità dei provvedimenti con i quali i ricorrenti erano stati estromessi dai finanziamenti o avevano visto decurtate le somme originariamente riconosciute. Nell’occasione il Tar aveva anche chiesto spiegazioni alla Regione sui criteri utilizzati, ricevendo una sostanziale conferma rispetto alle tesi sostenute dai legali. Nonostante questo il governo Frattura ha appellato la sentenza al Consiglio di Stato, che dopo altri due anni di attesa ha confermato in toto il verdetto del primo grado.

Ora – ha ricordato Romano – la palla passa al governo Toma che dovrà tenere necessariamente conto di una sentenza che di fatto è esecutiva ed ottemperare al riconoscimento delle somme dovute ai cittadini.

 

 

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