Non una semplice ricorrenza religiosa, ma un’esperienza che intreccia spiritualità, storia e sentimento popolare. Anche quest’anno, come ogni giovedì santo, la città si raccoglie attorno alla tradizionale celebrazione della Cena del Signore e alla commovente adorazione notturna degli Altari della Reposizione, meglio conosciuti come “Sepolcri”.
Dal tardo pomeriggio, le chiese del capoluogo accolgono fedeli, famiglie e curiosi che, come da consuetudine, si mettono in cammino per visitare almeno sette chiese, in un itinerario di raccoglimento e riflessione. Il rito dei Sepolcri, molto sentito in tutto il sud Italia, assume a Campobasso sfumature particolarmente intime: luci soffuse, fiori bianchi, pane benedetto e silenzio. Un silenzio carico di significato, rotto solo dal lento andirivieni dei passi e da qualche canto sacro in sottofondo.
La preparazione degli Altari è frutto di un lavoro meticoloso che coinvolge intere comunità parrocchiali.
In molte chiese cittadine, i bambini del catechismo partecipano all’allestimento, segno di una tradizione che continua a essere trasmessa alle nuove generazioni. Un filo rosso che lega passato e presente, fede e identità culturale.
Il Giovedì Santo segna l’inizio del Triduo Pasquale, il cuore dell’anno liturgico per la Chiesa cattolica. Dopo la Messa in Coena Domini e la reposizione del Santissimo Sacramento, la comunità si prepara alla solennità del Venerdì Santo, con l’attesissima Processione del Cristo Morto, che a Campobasso richiama migliaia di persone tra fedeli e turisti.
Ancora una volta, il capoluogo si conferma custode di riti antichi, capaci di parlare al cuore di chiunque vi partecipi. In un mondo sempre più frenetico, la liturgia del Giovedì Santo a Campobasso rappresenta una pausa sacra, un momento di verità e di comunione che non smette di emozionare.