Nonostante le chiusure delle attività a causa dei Decreti anti Covid e perciò della riduzione dei rifiuti prodotti, i titolari delle imprese del terziario continuano a pagare costi in crescita per una tassa considerata attualmente ingiusta .
Lo afferma la Confcommercio che ha reso pubblico il dato complessivo delle città, raccolto attraverso il suo portale dedicato alle tasse locali.
Nel report, per quanto ci riguarda, si afferma che “in Molise il costo medio pro capite è quello che in Italia registra l’aumento maggiore tra il 2019 e il 2020 pari al 3,9%, insieme a Liguria (+2,5%) e Marche (+1,7%), pur continuando a mantenere nel confronto tariffario (Tariffe al mq. per le singole categorie produttive) una media regionale al di sotto di quella nazionale. Per quanto riguarda il nostro territorio la Tari pro capite 2020 a Campobasso cresce di quasi 10 euro rispetto al 2019 (154 euro contro i 144,85), con una differenza percentuale pari al 6,60%. Stabile (con una leggera riduzione) a Isernia con una Tari pro capite 2020 pari a 97 euro, rispetto ai 97,44 euro dell’anno precedente”.
Comunque il giudizio è sicuramente negativo, per una tassa che continua a rappresentare per le imprese molisane un peso considerato insostenibile e spesso perfino ingiustificato, se si considerano le iniquità che lo caratterizzano.
Intanto sono confermati anche i divari di costo tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni nelle due province molisane. In particolare si evidenzia come a Campobasso rispetto a Isernia tutte le categorie siano quelle più in sofferenza, in particolare per gli alberghi con o senza ristorante, negozi di abbigliamento, calzature, ferramenta e cartolerie, fino ai supermercati, alimentari, rosticcerie e panifici.