Il settore dell’agricoltura ha bisogno della massima attenzione da parte delle istituzioni nazionali ed è per questo che le parti in campo, sia quelle datoriali delle imprese agricole, sia le organizzazioni sindacali, guardano con attenzione i risultati finali delle imminenti Elezioni Politiche del 25 settembre 2022.
Tutte sono più o meno concordi nell’affermare che, per le aziende agricole e zootecniche, la possibilità di resistere ai tanti problemi attuali e di rinascere nei risultati positivi deriva soprattutto dalle politiche che verranno seguite dalla nuova classe di rappresentanza nel Paese.
Da questo concetto derivano le tante richieste che nascono dai momenti attuali, colmi di moltissime crisi, da quella creata dalla pandemia agli immensi e insostenibili costi di produzione, ai problemi energetici, ai riscontri del conflitto armato, ai cambiamenti climatici, che portano alla siccità.
Aziende costrette a subire i rincari enormi dell’intera filiera del cibo, dove si riscontrano costi incredibili per gli ambiti produttivi, basta pensare al più 170% del costo dei concimi, del più 90% dei mangimi, del più 129% del gasolio agricolo.
Questi dati hanno spinto la Coldiretti, tra le altre, ad invitare tutti i candidati “a valutare il fatto che nelle campagna italiane più di una azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma anche che il 34% del totale nazionale si trova comunque costretta, in questo momento, a lavorare in una condizione di reddito negativo”.
Da tutto questo nasce il Manifesto con le cinque priorità:
la difesa dell’agricoltura italiana attraverso l’istituzione del Ministero dell’Agroalimentare;
il No in Europa del cibo sintetico, del trattato Mercosur;
un grande Si all’origine in etichetta, allo sostenibilità e alla ricerca;
intanto chiedono lo stop ai cinghiali e la creazione di un Piano per gli invasi, che garantisca acqua ed energia sostenibile.