Torniamo su una vicenda che ancora non si chiarisce ed è quella relativa all’attività di bigliettazione e controllo dei titoli di viaggio, eventualmente svolta a bordo degli autobus del trasporto pubblico da parte degli autisti dei mezzi.
La questione centrale è, in questo periodo di contagio da virus, la sicurezza, che è punto indispensabile di pratica sia per gli utenti che per i dipendenti delle ditte di trasporto.
Ci sono stati degli interventi istituzionali importanti, come specifici Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, ma anche Ordinanze del Presidente della Regione, nei quali dispositivi si rilevava in primis la sospensione dell’attività di bigliettazione, dunque di preparare e rilasciare i titoli di viaggio da parte degli autisti e poi si raccomandava, tra le innumerevoli disposizioni emanate , l’installazione di apparati per l’acquisto self−service dei biglietti (da sanificare più volte al giorno !!) – l’ acquistare, ove possibile, dei biglietti in formato elettronico, on line o tramite applicazioni e comunque incentivare la vendita di biglietti con sistemi telematici ed evitare di avvicinarsi o di chiedere informazioni al conducente.
“In definitiva” – affermano i Sindacati – “sono tutte prescrizioni che, sommate a quelle ulteriori impartite dal direttore del IV dipartimento l’ Architetto Brasiello e con le quali è stato disposto testualmente il divieto delle attività di bigliettazione da parte degli autisti anche se effettuato all’esterno dei mezzi di trasporto, cozzano drasticamente con l’ordine di servizio disposto lo scorso 17 novembre dalla Società ATM e con il quale l’impresa ha ripristinato in capo all’autista le attività di bigliettazione e di controlleria da effettuarsi a terra a tutti i capilinea di partenza e di arrivo”.
Sono disposizioni queste ultime che si vanno ad aggiungere alle tante criticità espresse dai Sindacati alla Direzione Aziendale di tale Società, e che riguardano
il mancato rispetto del contratto collettivo di lavoro su alcuni aspetti, quali il regolare pagamento delle retribuzioni, l’assenza di una contrattazione di secondo livello e di tante altre norme che riguardano i trasferimenti e i trattamenti nel caso di personale utilizzato in trasferta; il mancato riconoscimento vestiario uniforme; la mancata costituzione del comitato covid; la regolamentazione di attività lavorative che superano le 12 ore; la vetusta’ e l’inefficienza degli autobus; gli impianti di rifornimenti sprovvisti delle relative coperture; la mancata regolare consegna dei cedolini paga; la disciplina del personale inidoneo alla guida.
Un insieme di motivazioni che li hanno spinti, appunto, a proclamare lo stato di agitazione, come primo momento di un percorso di lotta, che non esclude l’azione dello sciopero.