I volti delle modelle nella “Gloria di Maria” di Amedeo Trivisonno

Della splendida Mostra dedicata alle opere di Amedeo Trivisonno, allestita nelle sale espositive della Fondazione Molise Cultura, ne abbiamo parlato più volte, anche e soprattutto per sottolineare ancora l’importanza dell’artista campobassano, che è stato un punto di riferimento culturale dell’arte del novecento italiano.

La Mostra nel suo percorso si occupa di numerosi bozzetti, dei disegni preparatori degli affreschi, che sono conservati in molte chiese, soprattutto molisane, ma anche di ritratti, autoritratti e scene che si collocano fuori dai contesti classici e religiosi, propri della sua notevole attività pittorica.

Proprio in chiusura del percorso espositivo i visitatori trovano una gigantografia che rappresenta l’affresco della “Gloria di Maria con il Coro degli Angeli”, dipinto dal Maestro Trivisonno nel 1945, che si può ammirare nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, quella situata sui “Monti” di Campobasso, proprio di fronte al Castello Monforte.

L’affresco è molto bello e colpisce per la sua rappresentazione, un insieme di volti angelici che il Maestro catturò pittoricamente ispirandosi ai volti delle fanciulle campobassane.

Ed è per questo che gli organizzatori della Mostra, che ricordiamo chiuderà il 6 gennaio 2019, hanno voluto aprire ad una sorta di partecipazione diretta delle persone che visitano le sale espositive e la Chiesa della Madonna dei Monti, come la chiamano i più a Campobasso, una partecipazione che si basa sul cercare di riconoscere le modelle, di ricostruire un percorso che valuti la possibilità di costruire l’affresco anche attraverso la storia, legata alla sua realizzazione, cercando i nomi delle ragazze, che a quel tempo si prestarono, nel segno della devozione, a donare i loro volti per le sembianze angeliche.

Volti che ritroviamo anche tra alcuni disegni preparatori, posizionati sulle pareti dell’esposizione.

Certo era il 1945, delle fanciulle di allora oggi potrebbero esserne sopravvissute soltanto una parte, ma è sempre un bel sentire, ritrovare quei nomi e quei cognomi e forse le immagini fotografiche di quel che sono poi diventate nel corso degli anni.

Non è un gioco inutile, ma è un modo per contribuire al viaggio della Memoria storica del popolo di Campobasso.

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