Anche dal Molise editori e dipendenti, compreso TLT MOLISE e il Presidente dell’Ordine del Giornalisti, Vincenzo Cimino, alla Manifestazione di Roma di giovedì 10 giugno, delle emittenti radiofoniche e televisive locali
L’iniziativa si basa su questioni odierne assai difficoltose e su prospettive future ancora più problematiche.
Proviamo a dare qualche numero per comprendere lo stato delle cose.
Il primo dato da sottolineare è quello della loro diminuzione, le radio cosiddette libere, dalle 5mila che erano, sono diventate meno della metà, tutte, chi più chi meno, sotto la minaccia della scomparsa, di fatto assorbite dalle grandi reti nazionali.
Stessa situazione per le televisioni, che oggi in Italia sono soltanto 350, che in gran parte hanno aderito alla proposta del Governo, quella della rottamazione, con lo scopo di incassare qualche risorsa economica per poi cercare una qualche ripresa.
Altri nodi sono la pubblicità, assai ridotta a causa della crisi che pesa sulla moltitudine di aziende e le attrezzature ormai obsolete.
Intanto la gran parte degli ascolti sono stati assorbiti dalle grandi emittenti nazionali e da qualcuna regionale, quelle riconosciute dal DPR146 del 2017, che hanno percepito 50 milioni di euro e che percepiranno altri 20 milioni stanziati dal Governo.
Intanto entro giugno del prossimo anno verrà completato il processo di conversione del digitale terrestre, ma molte realtà, già fiaccate dalla pandemia, non avranno dal Ministero le frequenze ed i canali necessari per operare la migrazione, con problemi enormi che incideranno sull’intero comparto.
Sono comunque davvero tanti i problemi e le difficoltà, perciò una Manifestazione, che è stata organizzata, insieme al sindacato che rappresenta le emittenti, la Libersind Confsal, per chiedere al Governo un immediato sostegno economico, ma anche il riassetto complessivo organizzativo dell’intero settore radiotelevisivo e la possibilità di stipulare con i giornalisti contratti di lavoro, che siano sostenibili, proprio per correggere il tiro che vede spesso la categoria costretta al precariato a vita oppure al volontariato senza nessuna possibilità di stabilità all’orizzonte.