Pochi lo ricordano, ma Isernia il 10 settembre del 1943 è stata colpita dalle bombe lanciate dagli aerei anglo-americani, bombe che distrussero gran parte del centro abitato e uccisero circa 4mila persone.
La strage fu perpetrata due giorni dopo la firma dell’armistizio e proprio per questo i cittadini accorsero numerosi nelle strada a salutare festosamente, sventolando i fazzoletti, la flotta aerea dei liberatori.
Nessuna sirena li avvertì del pericolo, nessuno intese del terribile gesto e l’equivoco seminò morte e distruzione.
La città e gli isernini pagarono un altissimo tributo di sangue e rovina, che valse l’assegnazione della Medaglia d’Oro al Valore Civile, un riconoscimento che richiama il valore del sacrificio, per una azione che doveva colpire alcuni punti strategici e invece riuscì nell’intento di lasciarli praticamente intatti, soprattutto il viadotto Cardarelli, situato nella parte sud della città, che era uno dei primissimi obiettivi da distruggere, per interrompere, così, la comunicazione tra la parte del tirreno con quella adriatica.
Un evento che dovremmo tutti ricordare, soprattutto gli abitanti di Isernia, che spesso sembrano, in parte, aver voluto rimuovere una tragedia, che avrebbe dovuto essere al centro della dimensione culturale e per cogliere al meglio le vicende di un conflitto che deve essere visto nell’ambito di una vera e propria lezione storica per tutti.