Il Comune di Riccia, tra i primi in Italia, agendo secondo i dettami legislativi previsti nel nostro Paese, ha di fatto corretto un percorso sicuramente affrontato e fallito, presente nelle misure, considerate nel cosiddetto “Decreto Salvini”, in tema di “immigrazione e sicurezza pubblica”, il percorso relativo alla iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo.
Un provvedimento che ha proposto, quello che al Comune di Riccia hanno chiamato un “virus culturale”, perché, affermano ““Il messaggio pubblico che è passato è l’assenza del diritto alla residenza, tradotto automaticamente nella negazione di ogni diritto, con ‘chiusure’ sempre più frequenti da parte dei datori di lavoro o delle banche”.
Per questo ha permesso l’iscrizione anagrafica degli ospiti del SIPROIMI, letteralmente il “Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati”, che ha sostituito gli Sprar,1 gestito dalla Cooperativa sociale “La Sfinge”, a tutela degli stessi, ma anche dell’intera comunità dei cittadini, così come previsto dalla Legge.
Il Comune di Riccia sottolinea che “è riuscito, in questo modo, con grande soddisfazione dell’Amministrazione comunale a superare tutto ciò e rappresenta un esempio di contrasto alle nefaste conseguenze che il decreto Salvini comporta sia per gli immigrati e sia per i cittadini che risiedono nei vari Comuni italiani.