Il Fermo Pesca è nato per tutelare le risorse ittiche dalla nascita

Dopo oltre un mese è terminato il lungo fermo pesca biologico per quasi l’intero versante del mare Adriatico; pescherecci ancorati solo nei porti della parte più estrema della Puglia fino a Reggio Calabria.

Con il ritorno del bel tempo fritture e grigliate fresche sulle tavole e nei ristoranti realizzate con il pescato dell’Adriatico senza ritrovarsi prodotti congelati provenienti chissà da dove spacciato per nostrano. Il fermo di quest’anno è stato caratterizzato da grandi difficoltà – denuncia Coldiretti Pesca – per la flotta con l’impennata del prezzo del gasolio che nei soli mesi estivi ha fatto registrare un +25%.

Ma a pesare sono anche le nuove linee di indirizzo della Comunità Europea a partire dal divieto del sistema di pesca a strascico, per passare alla restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% e infine l’invasione del granchio blu che sta danneggiando le attività di acquacoltura in tutto il Mediterraneo. Nei 38 anni di fermo pesca, fanno sapere le Marinerie italiane non è migliorato molto nonostante gli sforzi messi in atto dalla flotta nazionale che ha visto una contrazione perdendo un terzo delle imbarcazioni da pesca e 18 mila occupati.

Il fermo – conclude Coldiretti – deve tutelare le risorse ittiche nelle fasi biologiche più importanti quali la nascita e l’accrescimento delle specie, una fase di tutela che non può essere separata dalla sostenibilità economica dei pescatori e delle economie collegate alla produzione ittica: commercio, ristorazione e turismo.