Frenare l’abbandono delle campagne e dare all’olivicoltura tradizionale delle colline appenniniche nuove certezze. Sono gli argomenti al centro della giornata di studio organizzata dall’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio venerdì 9 a Casoli, nel chietino.
Esperti si confronteranno per trovare un percorso di ammodernamento dell’olivicoltura tradizionale. Con 207mila ettari tra Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise che rappresentano il 21% del totale nazionale, rischia infatti di divenire marginale dal punto di vista economico. La sfida è creare adesso le condizioni per la diffusione di modelli aziendali di successo, sfruttando le opportunità di numerose superfici e di un patrimonio di varietà tradizionali ad alto valore commerciale.
L’olivicoltura sull’Appennino centrale sconta una forte frammentazione fondiaria e una rilevante assenza di irrigazione, ma anche un elevato valore paesaggistico e varietà autoctone che possono far sì di aumentare l’attuale bassa produttività affinché si scongiuri il rischio abbandono dei terreni. Segnali positivi vengono dalla riforma della Politica Agricola Comune, con gli eco-schemi e l’architettura verde, e gli aiuti per il rinnovamento dei frantoi oleari.