Nelle scelte della manovra economica il Governo Meloni sta operando, in questi giorni, a trovare le sue linee di intervento sulla complessa materia di come reperire risorse e come distribuirle.
Nell’ambito delle scelte c’è un punto che è di fatto assolutamente importante ed è quello rappresentato dal cosiddetto cuneo fiscale, cioè la differenza (in Italia già molto alta) tra quanto un dipendente costa ad un datore di lavoro e quanto quello stesso dipendente percepisce di stipendio netto.
In pratica è il totale delle tasse dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali che gravano sul costo del lavoro, sia in riferimento ai datori di lavoro che ai dipendenti e ai liberi professionisti.
Dunque la situazione odierna è che il Governo attuale sembra voglia confermare la riduzione di due punti di percentuale del Cuneo Fiscale, misura già varata da Draghi, ma non lo farà sulla scelta della distribuzione.
In effetti è intenzione del Governo Meloni di tagliare il costo del lavoro di due terzi a favore dei lavoratori e per un terzo a favore delle imprese.
Significa togliere, a partire da gennaio 2023, 1,2 miliardi di euro a 13,8 milioni di dipendenti con reddito medio-basso, per trasferirli alle aziende.
I lavoratori di fatto perderanno tra 62 e 152 euro in busta paga nel corso di un anno.