Il rapporto della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sottolinea l’inadempienza dell’Italia in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane e la condanna al pagamento di una somma forfettaria pari a 25 milioni di euro, con l’aggiunta di 30 milioni di euro per ogni semestre di ritardo rispetto all’adeguamento alle normative previste.
Tutte le regioni italiane hanno contribuito ad alimentare la decisione della multa milionaria, tutte tranne due, l’Emilia Romagna e il Molise.
Per una volta, dunque, la nostra regione non è ultima, ma anzi primeggia nel rispetto delle normative europee, perché nel corso di questi ultimi anni si è riuscito ad approvare tutti i piani di tutela, così come riferisce, con una certa soddisfazione sui social , l’ex Assessore regionale all’Ambiente, Vittorino Facciolla, oggi consigliere regionale di opposizione.
Piani di tutela che vanno a normalizzare i percorsi ambientali che riguardano l’acqua, l’aria, i rifiuti, l’energia e quanto altro necessita di tutta l’attenzione e la protezione.
La verità è che sono oltre 70 le realtà urbane, che non si attengono alle normative europee in materia di acque reflue e che nelle altre 18 regioni segnano l’inadeguatezza dei sistemi fognari e dei depuratori, che per lo più non sono messi a norma e che operano nelle continue infrazioni.
Intanto i territori più inadempienti sono costituiti da quelli della Campania, dove risultano circa mille reati, che rappresentano quasi il 19% del livello nazionale.
Altre regioni con immense infrazioni sono la Puglia, il Lazio, la Calabbria e la Sicilia, segno incontestabile di una condizione davvero problematica che interessa la maggior parte dei territori del Sud.
In questo il Molise è una piacevolissima eccezione.