Il Molise è finito sui social per una vicenda che ha il sapore di una beffa ben congegnata, una storiella che sembra uno scherzo, se non fosse così deleteria e negativa da suscitare ad ogni molisano il senso dell’indignazione e dell’orticaria.
Il racconto è semplice, arriva da una persona di Roma, abitante al Tuscolano.
Sono in otto, otto amici. Decidono di venire in Molise, destinazione Pietrabbondante, precisamente il sito archeologico.
“Rinunciamo” – scrive – “al Parco dell’Appia Antica, ci facciamo tre ore di viaggio, ma … “.
Ecco, c’è sempre un ma quando si parla del Molise, perché esiste sempre un piccolo o grande ma,, un sempre fastidioso contrattempo, un qualcosa di negativo che diventa il neo della situazione, il punto critico, il problema.
Ed il problema stavolta è il sito chiuso, il cancello serrato e il cartello che, senza una firma, una indicazione da parte di chi lo ha posizionato, cita testualmente: “In osservanza dell’articolo 21, lettera d, del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 marzo 2020 è sospesa l’apertura dei musei e degli altri istituti e luoghi di cultura sull’intero territorio nazionale”.
Sul cartello è anche scritto che ci saranno aggiornamenti sul sito del Polo Museale del Molise.
Il problema sta nel fatto che il gruppo di amici decide di venire in Molise quando il Governo ha disposto la riapertura dei siti e quello di Pietrabbondante è irrimediabilmente ancora chiuso e non si trovano aggiornamenti sulle pagine internet indicate.
Ora la questione non è di poco conto, perché si spendono molti soldi per valorizzare il territorio molisano, si fa promozione, progetti, si lanciano iniziative, si fa di tutto e di più per accogliere turisti, per far salire l’asticella delle presenze turistiche in Molise, una asticella che si posiziona molto in basso, davvero soltanto di poco sopra il suolo.
Tutto bene, promozione a mille, poi arriva il ma, sempre quel ma, maledetto ma … per questo Molise Sbagliato, che promuove il turismo e poi fa trovare chiusi i suoi siti culturali.
Per la cronaca i nostri eroi romani per consumare il pranzo vanno in Abruzzo, che, scrivono, “è sembrato sorriderci senza mezzi termini”.