Era il primo settembre del 2016, quando le Istituzioni decretarono di fatto la chiusura della Biblioteca Albino a Campobasso, fino a poco tempo prima di competenza della Provincia, passata per problemi di natura economica alla Regione e subito girata alla bontà dei Beni Culturali.
Nell’occasione la chiusura doveva essere temporanea, il tempo per le questioni burocratiche relative al passaggio, insieme alle sistemazioni relative al personale e ad alcuni lavori organizzativi e forse di restiling.
Sono passati cinque anni e non solo non si ha notizia di apertura, ma assolutamente nessuno pare sia più entrato nelle sale, neanche probabilmente per dare aria agli scaffali ed alle stanze.
Una questione bruttissima, fatta di promesse e di chiacchiere, con gli annunci iniziali che non hanno avuto un solo istante di continuità e soprattutto di concretezza realizzativa.
Nei primi tempi ci sono state anche imponenti riscontri sindacali, a difesa dei lavoratori di alcune cooperative presenti negli ambiti degli impegni nella biblioteca, ma poi è finita anche la lotta sindacale, con il ritiro delle cooperative e dei loro dipendenti.
Cinque anni che si attende un segno, una qualche azione, una sorta di lampo di luce per riportare la biblioteca alla sua funzione, che è stata quella di supporto a tante persone, soprattutto a moltissimi studenti.
Un’ultima annotazione riguarda il recupero dei libri che al tempo dell’apertura erano in prestito e che ci sembra non siano stati recuperati, almeno non tutti.
Non esiste, crediamo, un solo elenco di cosa è stato prestato e cosa è tornato, mostrando un ulteriore punto critico, quello di un danno ad una dotazione pubblica, danno che dovrebbe essere qualificato e quantificato, anche al fine di evidenziare le possibili responsabilità.
Una questione, quest’ultima, su cui ci aspettiamo chiarimenti, soprattutto da chi sono anni che non solo non opera per la riapertura dell’Albino, ma neanche proferisce parola.
