L’aggressione a sei agenti penitenziari nel Carcere di Pescara ha riacceso i riflettori su uno dei problemi che attanagliano tutta l’Italia e che tocca, in particolare anche il Molise.
Parliamo delle violenze che le guardie subiscono, quotidianamente, da parte dei detenuti.
Il sistema carcerario italiano, dati alla mano, versa in situazioni piuttosto gravi che variano di regione in regione ma che, comunque, creano disordini.
Per denunciare tale situazione il segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo di Giacomo, ha avviato dal 2 aprile lo sciopero della fame e un tour nelle carceri della Penisola.
Facendo riferimento ai dati del 2023 sono oltre 1800 le aggressioni agli agenti, pari ad una media di 5 al giorno.
Un altro dato preoccupante riguarda gli episodi di resistenza e ingiuria ai pubblici ufficiali nelle strutture che ammontano a 12 mila.
In particolare in Molise, Abruzzo e Lazio sono state circa 260 le aggressioni.
Alla base di questi accadimenti sono molteplici i motivi, a partire dal sovraffollamento rispetto all’organico di Polizia Penitenziaria che – nella stragrande maggioranza delle carceri – non basta a far fronte al lavoro.
A questo si aggiunge anche la carenza del personale sanitario che, invece, possa occuparsi dei detenuti psichiatrici che necessitano di cure specifiche e, certamente, di maggior attenzione.
I problemi, però, non finiscono qui: gli agenti che vengono mandati a lavorare nelle carceri – come ha dichiarato lo stesso segretario Di Giacomo – vengono formati per soli 4 mesi. Un tempo evidentemente troppo breve per assimilare il necessario per lavorare in condizioni disastrose.
“Sappiamo che anche questa aggressione – ha affermato Di Giacomo in riferimento all’ultima a Pescara – finirà per passare per una ‘non notizia’ perché diventata un fatto di ordinarietà. Ma, almeno noi, non rinunciamo a manifestare e a richiedere la tutela dei servitori dello Stato abbandonati a se stessi”.