Il Presidente della Commissione Tributaria regionale del Molise, Francesco Saverio Moscato, ha presenziato la Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario 2019, cerimonia avvenuta questa mattina a Campobasso.
La consueta relazione del Presidente muove tutta una serie di rilievi e viaggia attraverso le analisi accurate del momento storico, politico, economico e culturale che si sta vivendo nel Paese e naturalmente, a caduta, nello specifico nel territorio della Regione.
Il punto della situazione complessiva parte da uno stato di crisi e muove attraverso un alto livello di “infedeltà fiscale”, con l’accompagnamento critico di un elevato spreco di denaro pubblico, con ricorrenti ed endemici episodi di malversazione e tutta la conseguenza della riduzione dei servizi offerti ai cittadini.
Intanto il presidente Moscato nella relazione sottolinea la necessità di ridurre gli sprechi, in modo da annullare ogni alibi all’evasione e in questo senso assegna alla Giustizia Tributaria il ruolo importantissimo per l’applicazione di una tassazione che sia giusta e nel pieno rispetto delle linee costituzionali.
Intanto alcuni dati, che riguardano le due Commissioni di Campobasso ed Isernia:
nel capoluogo di regione sono pervenuti 1163 ricorsi, di questi risultano pendenti 417 giudizi, con una riduzione di oltre il 40% rispetto a quelli di inizio anno, che erano 710.
Le sentenze emesse dalle sezioni attive sono state infatti 1456 con un saldo attivo di 293 pratiche definite rispetto a quelle pervenute nel periodo.48 i decreti presidenziali emessi e 9 ordinanze collegiali. 248 le udienze tenute dalla Commissione nel corso dell’anno, 4724 le controversie trattate.
Ad Isernia, invece, pervenuti 330 ricorsi e alla fine dell’anno risultano pendenti 280 giudizi. 226 le sentenze emesse e 66 le udienze tenute.
Numeri che, insieme a quelli della Commissione Regionali raccontano della necessità di dover procedere anche e soprattutto attraverso la celerità di interventi di Giustizia, anche attraverso un moltiplicare di udienze pubbliche, che possono allontanare le spesso stucchevoli, prolisse e scarsamente produttive letture degli atti processuali.