“Cominciano a mancare farmaci e presidi sanitari, non è possibile eseguire esami importanti come l’emogasanalisi perché i tre apparecchi presenti nella struttura ospedaliera non sono funzionanti, non si trovano posti per pazienti particolari, come quelli psichiatrici, né in regione né nelle regioni vicine e siamo costretti a trattenerli in pronto soccorso con rischi enormi”, così il Primario del Pronto Soccorso dell’Ospedale Veneziale di Isernia, Lucio Pastore, dopo un lungo periodo di assenza dal lavoro per preservare la sua salute, viste le condizioni in cui i dottori ed infermieri sono costretti ad operare, e tornato in servizio per gli ultimi giorni prima di andare in pensione.
“Ho trovato una situazione ancor più disastrata dove il rischio di errore clinico è sempre più alto – ha continuato il Primario -. Non c’è mai limite al peggio. Per la mole di accessi non si ha tempo di valutare con accuratezza i pazienti ed il rischio di commettere errori clinici è elevato. Dobbiamo lavorare con personale medico che non conosce bene la lingua e questo è un ulteriore problema”.
Un ritorno agli inferi quindi, dove la paura di sbagliare spinge ad una medicina difensiva con richieste continue di esami e consulenze e accumulo di pazienti nei locali portando alla mancanza di posti letto.
“Mai si era arrivati a condizioni così precarie e frustanti – ha incalzato Pastore rivolgendosi ai politici di turno che continuano a blaterare una difesa della sanità pubblica senza mostrare però uno straccio di progetto che possa far sperare in un reale cambio di rotta”.