A rischio sismico sono tutti i comuni abruzzesi, ma una buona progettazione e un consapevole utilizzo del territorio possono consentire di evitare danni ingenti a infrastrutture ed edilizia. Il 6 Aprile 2009 un terremoto di magnitudo 6.3 devastò la provincia de L’Aquila.
Le vittime furono 309, i feriti 1.600, i danni furono di circa 10 miliardi di euro. Nell’ambito della ricostruzione pubblica, su un totale di 758 interventi, 361 risultano conclusi e 126 sono in fase di attuazione. Per quanto riguarda invece la ricostruzione privata su un numero di poco inferiore le 30 mila pratiche presentate risultano concluse la quasi totalità.
A 15 anni da quella tragedia che ha scosso tanto l’Abruzzo quanto il Molise, l’Ordine dei Geologi è sempre più consapevole di quanto sia importante la tutela della vita umana e la conservazione del patrimonio edilizio. Anche le istituzioni devono però fare un ulteriore sforzo per la conoscenza della vulnerabilità dell’ambiente attraverso proposte di prevenzione del territorio naturale.
Il sisma del 6 aprile 2009 ha riguardato direttamente 57 comuni e indirettamente un altro centinaio. Dopo un paio d’anni nella sola città de L’Aquila era stata ultimata la ricostruzione leggera e quasi conclusa quella delle case non particolarmente danneggiate fuori dai centri storici.