Le organizzazioni criminali, come si sa, trovano sempre il modo di trarre profitti attraverso le attività illegali, in tutti gli ambiti e con ogni mezzo: ultimamente il settore agroalimentare è tra quelli che sono maggiormente presi di mira dalla criminalità organizzata.
Questo argomento è stato affrontato nel corso del convegno organizzato a Monteroduni dalla Coldiretti in occasione della presentazione del libro di Nuccio Anselmo “La mafia dei Pascoli”. L’evento ha visto la partecipazione di Giuseppe Antoci, presidente della Fondazione Nazionale Caponnetto, che ha fornito la propria testimonianza sulla presenza mafiosa in Sicilia. Qui la criminalità organizzata ha percepito immeritatamente i fondi europei destinati all’agricoltura, ai danni degli allevatori del posto.
Come sottolinea il direttore regionale della Coldiretti Aniello Ascolese, l’evento di Monteroduni ha puntato i riflettori sull’infiltrazione delle organizzazioni mafiose in tutti i passaggi della filiera agroalimentare,: “dai campi agli scaffali, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy”.
Attraverso minacce ed estorsioni, i criminali impongono i prezzi, decidono la distribuzione dei prodotti nei negozi, sfruttano la manodopera e utilizzano impropriamente il marchio Made in Italy.
A causa della crisi economica, diventa più facile per le organizzazioni inserirsi nella catena di distribuzione: per questo diventa fondamentale l’attività di controllo da parte delle forze dell’ordine. Un passo avanti sarebbe rappresentato dall’approvazione delle proposte di riforma sui reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie della Coldiretti nazionale.