Le buste paga al minimo devono aumentare, ma senza favorire il lavoro in nero

Il salario minimo a 9 euro lordi ad ora, introdotto per legge, sarebbe una giusta misura di adeguamento per migliaia di lavoratori, che prestano la loro opera, spesso assai usurante e pesante, ricevendone retribuzioni non sempre adeguate.

Ci sono settori dove questo avviene quasi regolarmente, come molto diffuso è il lavoro irregolare, quello che non è regolato da alcuna assunzione.

Sono settori dove i minimi tabellari sono molto al di sotto della soglia retributiva proposta dal disegno di legge, presentato nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati.

Settori spesso caratterizzati da forti e sleali concorrenze, sempre più aggressive.

Tra questi il settore agricolo, il lavoro domestico e alcuni comparti presenti nei servizi.

Potrà dunque accadere, come sottolinea, nella sua comunicazione settimanale, il Centro Studi della CGIA di Mestre, che numerosi imprenditori, qualora fossero costretti a ritoccare in crescita i minimi salariali o le paghe che hanno corrisposto finora ai loro dipendenti, potrebbero procedere con dei veri e propri licenziamenti o, al massimo, con una drastica riduzione dell’orario di lavoro, salvo poi a costringere le loro maestranze ad impegnarsi ugualmente, ma attraverso il lavoro nero.

Un pericolo possibile, secondo gli analisti, che riguarderebbe in particolar modo il Mezzogiorno ed anche il nostro Molise, luoghi dove l’economia sommersa è da tempo molto diffusa, dove vige una incidenza che sfiora il 38 per cento del totale degli occupati non regolari presenti in Italia, in pratica 1,1 milioni di persone su un totale di 2,9 milioni.