Le concessioni balneari in Italia sono scadute a fine 2023 con sentenza del Consiglio di Stato; le proroghe concesse questa estate sono quindi abusive. Un monopolio che dura da troppi anni che in molti vorrebbero si spezzi per la libera concorrenza e per lo Stato.
Era il lontano 1942 quando il Codice della Navigazione stabilì che la concessione di un bene del demanio sulle coste della Penisola dovesse essere assegnata a chi garantiva il perseguimento dell’interesse pubblico. Nel 1992, mezzo secolo dopo, fu inserito il concetto di “diritto di insistenza”, secondo il quale i titolari dei lidi sul mare sarebbero stati preferiti, nell’ottenimento di nuove concessioni, rispetto ad altri imprenditori.
Ma c’è di più: lo Stato italiano ha incassato poco più di 100 milioni di euro l’anno tra il 2016 e il 2020 grazie al pagamento delle concessioni, con un fatturato complessivo per il comparto balneare stimato invece in ben 33 miliardi di euro. Una cifra gigantesca. Inoltre per quest’anno il canone minimo è di appena 3.225 euro, una miseria per le casse del Governo. Nonostante le diffide della Commissione Europea e del Consiglio di Stato, la direttiva Bolkestein in Italia viene tranquillamente aggirata dalla classe politica, le gare di appalto sono quindi poco trasparenti per assegnare le concessioni di ombrelloni e sdraio, bar e servizi di ristorazione.