Le indagini di Confcommercio raccontano gli aumenti dei fenomeni di usura e illegalità

Il titolo stesso apre ad un mondo fatto di racconti criminali e di comportamenti dove il reato è sempre un elemento centrale.

L’iniziativa, infatti, si chiama ”Legalità, ci piace!” ed è nata da un proposito della Confcommercio, che nel tempo, oggi siamo alla nona edizione, è diventato un vero e proprio punto di analisi, denuncia e sensibilizzazione sulle conseguenze dei fenomeni criminali e sui loro tremendi impatti sull’economia reale e sulle imprese.

Una situazione che coinvolge anche il Molise, al punto che è stato necessario, solo qualche giorno fa, siglare un Protocollo d’Intesa tra il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e le figure istituzionali della nostra Regione.

Affianca un’altra intesa, che è già operativa dal 25 novembre 2021 per merito della Confcommercio del Molise e l’Arma dei Carabinieri e che rafforza il ruolo attivo delle imprese commerciali nell’ambito della lotta alla criminalità.

Intanto in questa nuova indagine di “Legalità, ci piace!” troviamo, nei livelli complessivi del Paese e della nostra Regione, una sintesi dei principali risultati che riguardano soprattutto l’usura ed i fenomeni del crimine.

Il 12% delle imprese del terziario percepisce un peggioramento della sicurezza rispetto allo scorso anno, il 27% sente aumentato il fenomeno dell’usura, soprattutto nelle grandi città e al Sud.

L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività.

Circa il 18%degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a usura e racket.

Di fronte all’usura e al racket il 59% dei titolari di aziende ritiene che si dovrebbe denunciare, il 34% dichiara di non sapere cosa fare,  mentre il il 7%  pensa di non poter fare nulla.

Tutto questo mentre sono almeno 30mila le imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività ad elevato rischio usura.

L’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi quasi 31 miliardi di euro e mette a rischio circa 200mila posti di lavoro.