La contraffazione dell’olio extravergine di oliva è una delle truffe più redditizie nel panorama internazionale. Il recente sequestro in Basso Molise di circa 400 litri di olio sofisticato dimostra come le frodi in questo comparto alimentare sono sempre più frequenti.
L’olio adulterato attraverso una miscela di olio di semi e sostanze come la clorofilla e il betacarotene non risulta dannoso per la salute ma soltanto proficuo economicamente per alcuni commercianti e ristoratori senza scrupoli che scelgono oli di scarsa qualità e di ignota provenienza. I consumatori hanno però il diritto di vedere garantiti sulla propria tavola prodotti di qualità.
L’eccellenza dell’olio extravergine italiano non può essere, per fortuna, riprodotta artificialmente attraverso sofisticazioni. Esso è infatti prodotto con lavorazioni meccaniche che ne preservano le caratteristiche nutrizionali a partire dal valore di acidità che non potrà superare lo 0.8%. L’olio vergine può invece raggiungere invece il 2% di acidità.
L’olio cosiddetto “lampante”, che raggiunge livelli molto elevati di acidità risultando utile come combustibile, non può essere impiegato per uso alimentare. L’altro olio non commestibile è quello di sansa, cioè il residuo di lavorazione delle olive, che per essere commercializzato come olio da cucina viene rettificato aggiungendo prodotti chimici.