Per oltre cinque ore, il patron delle acque minerali ed immobiliarista, l’imprenditore molisano Camillo Colella ha risposto, assistito dal suo legale, il professor Alessandro Diddì, al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Massimo Marasca, smontando tutte le accuse che lo hanno portato in carcere soltanto qualche giorno fa, il 27 gennaio.
L’accusa è di quelle gravi: bancarotta fraudolenta per il fallimento di un’altra delle Società da lui amministrate, l’Immobiliare “Como srl”.
Una misura, quella della restrizione della libertà personale, considerata dal suo avvocato, “abnorme e sproporzionata”, perché non si possono intravedere nella vicenda né pericoli di fuga, tantomeno inquinamento delle prove e reiterazione del reato.
Un trattamento sicuramente non adeguato, soprattutto se si considera che è ancora pendente, per la medesima vicenda, presso la Cassazione, un ricorso di contestazione della decisione del Tribunale di Roma, risalente al 2019.
Intanto l’imprenditore ha risposto a tutte le contestazioni, ribadendo che non c’è stata nessuna distrazione di fondi ed alcuna dissipazione del patrimonio finanziario della Società, sottolineando un comportamento che, al contrario di quanto contestato, era mosso dal suo effettivo salvataggio.
L’avvocato, intanto, ha precisato la volontà, una volta acquisite tutte le documentazioni che ancora mancano per il completamento della lista difensiva, di presentare al Tribunale del Riesame una istanza di scarcerazione.