La notizia sta nel fatto che, nell’ultima riunione di maggioranza, le compagini e gli uomini che hanno sostenuto il Presidente Donato Toma sono riusciti a trovare una qualche intesa ed a rimettere in campo un nuovo percorso per evitare una crisi per loro disastrosa.
Tutto dopo pochi giorni dalla bocciatura della mozione di sfiducia, proposta dalle minoranze, dove però la coalizione non sembrava più tanto coesa e monolitica, ma colma di crepe, di mugugni e distinguo.
L’ultimo atto è stato come al solito servito in salsa di confronto, dove certamente il bene comune del Molise e dei molisani, è cosa assai secondaria, perché quello che conta è roba di sistemazioni, di ruoli da assumere, di poltrone da occupare.
Così succede che l’ultimo assessore nominato, Michele Marone, novello convinto leghista da Termoli, viene, dopo una manciata di giorni, tranquillamente liquidato e sostituito immediatamente dal sottosegretario della Presidenza Quintino Pallante, che arriva, evidentemente, con il placet del suo partito, Fratelli d’Italia.
Niente assessorato, perciò, per la consigliera Aida Romagnuolo, che aveva chiesto il giusto riconoscimento al Presidente e coalizione per il suo costante impegno, il peso elettorale, il contributo alla vittoria e soprattutto la continuità del sostegno dato, anche quando è stata malamente allontanata dal suo partito, la Lega di Salvini.
A lei è stato offerto il posto da sottosegretario, lasciato libero da Pallante, ma la battagliera consigliera di Casacalenda ha rifiutato, volendo quantificare il riconoscimento nel ruolo assessorile.
L’intesa a questo punto nasce riparatoria, ma sembra procedere da una parte per tentativi di riparazione interna e dall’altra per conferme e disfatte.
La conferma è per il Presidente del Consiglio, Salvatore Micone, che sarà, nell’intenzione, confermato nel suo ruolo, mentre un tentativo di pacificazione sarebbe quello di destinare l’altra ex leghista, Mena Calenda, al fatidico posto da sottosegretario.
Naturalmente è ancora tutto aperto, anche se sembra tutto già chiuso, la questione è che i mugugni continuano, i distinguo sono ancora nell’attualità e la disfatta, beh, quella è totalmente all’ordine del giorno, perché viviamo in Molise, una regione assolutamente provvisoria, dove dramma e tragedie si rincorrono e le soluzioni ai problemi non esistono, sostituite solo e soltanto da questioni assolutamente personali.