Sono passati pochissimi giorni dal termine delle festività natalizie che, a dir la verità, nel capoluogo di regione sono state opache se non si fossero svolte le iniziative che hanno ridato vita, parola grossa nella fattispecie, alla città grazie alla celebrazione del trecentesimo compleanno di Paolo Saverio Di Zinno, padre dei misteri che il 2 dicembre sono tornati a sfilare lungo le strade del centro attraendo ancora una volta la folla di curiosi e appassionati delle tradizioni. Iniziative che, hanno mostrato, nonostante gli sforzi, come in questa città da qualche anno lo spirito della tradizione natalizia è passato in second’ordine. Uno spirito che era vivo, spumeggiante tanto da coinvolgere non solo le singole persone ma le organizzazioni di categoria e le associazioni culturali che abbellivano la città con luci e festoni e mettevano in scena grazie alla creatività e all’inventiva piccoli spaccati di vita come il presepe vivente che, quest’anno per alcune distonie del sistema, non è stato allestito nonostante lo si aspettava. Piccole manifestazioni che ancora una volta si sono ridotte agli stand espositivi lungo Corso Vittorio Emanuele, scarno e a detta di molti inutile, la pista di pattinaggio relegata in un angolo di piazza San Giorgio frequentata unicamente da ragazzini o da pattinatori della domenica, via Mazzini con gli alberelli auto illuminanti e l’addobbo del giardino del Convitto Nazionale Mario Pagano. Simboli che rendevano omaggio a quello che è il Natale non solo dal punto di vista materiale ma spirituale il che ne nobilitava le intenzioni. Le quali, per tornare all’edizione 2018, si sono palesate in tono minore grazie all’albero, alle luci e al presepe che ha ravvivato in parte la piazza antistante il palazzo di città, e alla arrivo della befana volante, dando contezza a quello che erano le intenzioni degli organizzatori sempre nello spirito del Natale. Il quale, nonostante tutto si è vitalizzato grazie ai campobassani che si sono augurati che il tutto possa tornare pienamente a essere vissuto nel modo giusto e non in quello “del tanto per fare” grazioso e delicato, tanto per usare un dolce eufemismo, ma con il ricordo degli anni passati.
Massimo Dalla Torre