Nell’ultimo 20ennio il Mezzogiorno del Paese ha perso più di 1 milione di residenti e fra mezzo secolo la sua popolazione potrebbe dimezzarsi. I dati nazionali sono inequivocabili e l’emergenza numerica avrà presto pesanti ripercussioni per gli assetti democratici e di sviluppo dell’intera Penisola.
Attualmente l’Italia conta poco meno di 59 milioni di abitanti, in calo di 7 mila persone rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante l’arrivo di nuovi stranieri. A pagare il prezzo maggiore del calo di nascite il Meridione.
L’Agenzia per il Risollevamento delle Aree Depresse prevede tra i suoi progetti di integrare i servizi sociali, formativi e di impresa in Molise e Lucania, due realtà a maggiore incidenza denatalità e spopolamento di tutto il Sud Italia.
In termini percentuali il declino demografico ha toccato negli ultimi anni Basilicata, Sardegna e Molise a fronte di un incremento della popolazione in Trentino, Lombardia ed Emilia Romagna. L’Italia in generale e il Sud in particolare, è destinata ad una inesorabile flessione se non saranno attuate politiche familiari ed economiche serie. A ciò si aggiunge, inoltre, la posticipazione delle nascite da parte delle potenziali madri ad oltre 32 anni di età per il primo figlio. Una inversione di tendenza attraverso i finanziamenti del Piano di Ripresa e Resilienza e le opportunità offerteci dalla Comunità Europea potrebbero garantirci, a patto di saperle sfruttare fino in fondo.