Spenti riflettori, si fa per dire spenti, sui rimpasti in Comune e in Giunta regionale, ora “la palla” torna a chi deve mettere in atto le idee realizzando, creando, dando corpo a quest’ultime con i fatti. Questo, è in estrema sintesi, quello che dovrebbe accadere all’indomani delle chiarificazioni avvenute in seno ai vertici politici locali che, ha messo, a confronto “le varie anime” su quanto si deve mettere in campo per dare una spinta affinché il Molise possa riiniziare a camminare con le proprie gambe. Monito che rappresenta la base perché si sviluppi la nostra realtà, fino a questo momento non troppo incisiva. Dicevamo, finiti gli echi che hanno caratterizzato la fine del 2018 e l’inizio del 2019 arriva il momento di dare nuovamente “fuoco alle polveri” e agire di conseguenza, senza crogiolarsi al sole dell’inerzia anche perché “le nuvole sono sempre all’orizzonte”. Un invito esplicito affinché si possa dare avvio alla parte più difficile degli impegni presi in campagna elettorale. Un avvio incisivo che faccia decollare, coniugando assieme, le proposte e i fatti come se fossero le dita di una mano. Un avvio in cui tutti, e quando diciamo tutti, remino a favore di corrente e se ne necessita anche contro, a dimostrazione che il Molise c’è senza alcun timore di essere accantonato dopo aver realizzato, anzi concretizzato quanto proposto. Proponimenti che si trasformino in realtà partendo da alcuni punti fermi che sono capisaldi a tutti gli effetti: Turismo, Ambiente, Edilizia, Energia, Trasporti, Viabilità e Infrastrutture, anche se alcuni di questi devono essere migliorati. Sette, come i famosi magnifici sette del film degli anni sessanta, che permettano alla ventesima regione dello stivale d’imporsi su quello che è definito il “deserto Meridionale”. Appellativo che viene fuori sempre più prepotentemente a discapito di questa porzione di Paese guardata con sospetto per le sfaccettature non sempre favorevoli che presenta. Sette capisaldi su cui si deve insistere se si vuole che il Molise esca dalle paludi e faccia si che la “desertificazione” che negli anni lo ha penalizzato sia un ricordo ma anche monito ad agire. Sette piloni di una costruzione che ci auguriamo possa erigersi senza alcuna crepa, altrimenti sono destinati a crollare subito. Sette punti fermi che possano essere il punto di partenza di un qualcosa che rimanga a dimostrazione che non servono elefantizzazioni per svilupparsi; anche perché l’elefantizzazione spesso è causa di fallimenti, cosa che, nella fattispecie, ci si augura non accada. Ecco perché ora più che mai bisogna lasciare spazio alle azioni. Le quali, sinergicamente, e in positivo uniscano le forze che nascono e si materializzano nella nostra realtà a dimostrazione che non è una regione “rannicchiata su se stessa”. Una regione capace di camminare con le proprie gambe senza l’ausilio di un “tutore” che, nella maggior parte delle volte, indebolisce e non fortifica.
Massimo Dalla Torre