Dure sono apparse le critiche dopo la fine dei lavori in consiglio regionale di Micaela Fanelli. Le critiche arrivano dopo il verdetto riguardo la sfiducia al governatore Donato Toma. Nulla di fatto 10 favorevoli e 11 contrari.
Così l’esponente del pd ha commentato il risultato:
“Come si può restare credibili? Come si può continuare a sedere in un Consiglio e in una Giunta regionale sviliti, immobili, improduttivi? Come si può continuare a dare fiducia ad un Presidente che, in tre anni di mandato, è stato unicamente capace di salvaguardare il proprio status, senza fare nulla, anzi, peggiorando le condizioni di vita e di speranza di tutti i molisani? Domande, assolutamente non retoriche, che oggi pomeriggio ho indirizzato al Presidente Toma e a quel che resta della sua maggioranza di centrodestra -si legge in una nota del Capogruppo Pd Micaela Fanelli- Nessuna capacità di leadership politica, 4 rimpasti di giunta, 4 assessori nominati e defenestrati, 4 consiglieri democraticamente eletti e poi cacciati dal Consiglio, nessuna capacità di tenere insieme una compagine politica sempre più sfaldata e spaccata al suo interno e all’interno degli stessi partiti…questi gli unici (de)meriti di Toma.
Sempre più solo, isolato, criticato dalla piazza, dai sindacati, dal partenariato, da tutti coloro che, seppur silenti, non possono nascondere la tragica realtà dei fatti.
Mai, in 50 anni dalla istituzione della Regione Molise, si sono mai visti un Presidente e una maggioranza abbandonati da tutti.
Perché non si sono mai ricercati e consolidati gli equilibri necessari alla governabilità, perché, soprattutto, Toma e il centrodestra non hanno saputo fornire le risposte necessarie. Come si può salvaguardare in questo modo la propria credibilità? Come meravigliarsi delle proteste del popolo? Come si può, in queste condizioni e con queste incapacità, proseguire altri due anni?
Toma non ha più forza politica, Toma è inadeguato, Toma non è la soluzione a nessun problema del Molise.
Da quelli legati al Covid (unica regione senza centro dedicato, incapace di programmare e controllare la campagna vaccinale, di tutelare i lavoratori della sanità – anche quelli a partita iva, prima osannati e oggi dimenticati – di salvaguardare la salute pubblica, di potenziare per tempo i posti letto e i presidi salvavita, di individuare persone competenti in questo momento di emergenza) fino a quelli che incidono, negativamente, sul sociale e sull’economia.