L’hanno voluta chiamare “Operazione Pensa”, dalla parola scritta su una infinità di muri del capoluogo di regione, una sorta di firma da writer, come, a nome di un protagonista suburbano, il gesto di voler marcare il territorio.
E questo “Pensa” diventa subito protagonista centrale, un giovane che spaccia, che probabilmente è capo di una band che rapina, minaccia e picchia gente normale e nella normalità delle strade cittadine, che riesce a racimolare e mettere da parte, in poco tempo, un bottino di oltre novantamila euro.
Così Pensa diventa un’operazione congiunta tra la Magistratura, Polizia di Stato e Carabinieri, durante la quale sono finiti in carcere due giovani di Campobasso, uno di 25 anni e l’altro di 19, con altri quattro assegnati ai domiciliari, uno di 21 anni della provincia di Campobasso, ed altri tre di 21, 26 e 50 anni provenienti da Lucera, in provincia di Foggia.
L’indagine è partita nell’agosto del 2018, in seguito ad una rapina a mano armata compiuta in città da due persone in passamontagna ai danni di una coppia di giovani, per derubarli di un Rolex, per giunta falso, e tentando di sottrarre loro l’ automobile.
L’episodio immediatamente sembrò meritevole di un grande approfondimento da parte delle forze dell’ordine, che si indirizzarono verso due giovani con precedenti per spaccio, di cui uno, tal Michele Di Bartolomeo di maggiore spessore criminale, già noto agli inquirenti per vari precedenti, tra cui reati contro la persona e il patrimonio, arrestato tempo prima in Romania in flagranza di reato di rapina in concorso ai danni di una gioielleria.
Il giovane venticinquenne era stato sottoposto a sorveglianza speciale, con divieto di uscire di casa dalle 20 alle 7 del mattino e di accompagnarsi con altri pregiudicati.
Il soggetto che violava sistematicamente la misura per gestire i suoi traffici di droga, anche con l’ausilio dei genitori non conviventi separati.
La madre accompagnava il figlio, che non aveva la patente perché ritirata, anche nei rifornimenti e nella vendita, mentre il padre lo aiutava a nascondere le ingenti somme di denaro di provenienza illecita.
Una nota di colore, il padre aveva invogliato il figlio a presentare la domanda per ottenere il reddito di cittadinanza.