Pagamenti ai fornitori, in Molise l’Amministrazione Pubblica liquida con forte ritardo

Ogni tanto si fa una verifica sui tempi che l’Amministrazione Pubblica impiega per pagare il dovuto ai propri fornitori, una questione importante che spesso determina la serenità o meno degli imprenditori, spesso di piccole e medie imprese.

Quasi sempre i dati vengono analizzati, con grande attenzione e coerenza dal Centro Studi della CGIA di Mestre, che li mette in relazione, utilizzando metodi interdisciplinari che danno un quadro assai veritiero dei problemi che dalla vicenda arrivano o non arrivano.

Diciamo subito che i territori situati nel Nord del Paese sono messi abbastanza bene, nonostante la prassi “diabolica” messa in atto dagli Uffici Pubblici per liquidare le loro pendenze con il mondo imprenditoriale privato.

Ritardi che incidono a volte fortemente con i livelli economici delle imprese, con ricadute a volte drammatiche, per la mancanza di risorse più immediate.

La situazione nel Mezzogiorno è decisamente peggiore e tra questi territori, quello del Molise è davvero difficile.

I Comuni molisani e le altre istituzioni Pubblica sono i peggiori pagatori, nella tabella relativa agli indicatori di tempestività dei pagamenti, che prende in esame i giorni medi ponderati, considerando il ritardo ma anche l’eventuale anticipo sulla scadenza, dobbiamo sottolineare che esiste solo e soltanto ritardo e che il Molise si colloca al primissimo posto tra tutte, con un indice pari a un ritardo nel primo trimestre 2024 di un più 218,09, a fronte di un più 145,92 dell’intero 2023.

se pensiamo che dopo di noi viene l’Abruzzo, con un ritardo rispettivamente di più 13 nel primo trimestre 2024 e più 32 nel 2023, possiamo evincere che davvero la questione è grave.

Intanto siamo in grado di rivelare la posizione delle nostre province, Campobasso si pone al 14 esimo posto nel 2024 con un più 5,26 di ritardo, a fronte del più 21,73 dello scorso anno ed Isernia occupa il sesto posto con più 77,04 di questi primi mesi dell’anno,a fronte più 53 del 2023.

Non sono buone notizie.