Siamo andati a visitare il Parco verde , adiacente via Ungaretti a Campobasso.
Il Parco è, per ovvie ragioni, dedicato ad uno dei più importanti e famosi poeti italiani, conosciuto e studiato in tutto il mondo.
Uno penserebbe ad una sorta di fiore all’occhiello della ormai ex città giardino, una verità che un altro grandissimo scrittore e giornalista, Guido Piovene, aveva celebrato in un suo famoso lavoro, quel Viaggio in Italia che avrebbe dato lo spunto giusto ad interessarsi ai moltissimi luoghi del territorio nazionale e magari spingerli verso visite giuste e necessarie.
Campobasso ha smesso da tempo di essere città giardino, diventando, a quanto si può vedere dalla condizione del Parco Ungaretti e di altri siti analoghi, la città delle erbacce.
Infatti sono appunto le erbacce, che crescono indisturbate, facendo prigioniero un po’ tutto, dalle panchine, ai numerosi giochi per bambini, ai viali che per lo più presentano invadenti continenti di verde, soppiantando di fatto gran parte della ghiaia.
Un Parco che, nei desideri dei residenti e degli amministratori della città doveva essere utile soprattutto ai bambini ed alle persone anziane, un polmone di verde che avrebbe accolto i loro giochi e il loro riposo, un luogo dove leggere in santa pace un libro o, per i più piccoli, trovare la gioia di giocare, di un divertimento sano e da condividere con compagni ed amici.
Un parco così, sinceramente, non serve, non ha nessun motivo di esistere, perché impraticabile, perché reso invivibile, perché nessuno più probabilmente lo usa.
Intanto i residenti si fanno sentire: basterebbe poco, solo la buona volontà di scegliere la decenza di manutenzione, a che possa richiamare la dignità dello stesso luogo comune, che deve essere adeguato alla vita di tutti i cittadini, favorendo l’integrazione sociale e regalando quei momenti di serenità, che sempre più scarseggiano nel mondo moderno.