Il dato è di quelli importanti, perché rileva una tendenza che si va evidenziando da alcuni anni, che separa due periodi, quello in cui gli italiani lavorano per pagare le tasse e l’altro in cui lo fanno per soddisfare i loro bisogni.
Due stadi temporali, indicativi dei pesi economici che gravano sulle spalle di un gran numero di cittadini, ma non su tutti, perché l’evasione è ancora troppo forte e sono tanti i lavoratori che devono caricarsi impegni fiscali maggiori, visto che molti evitano di pagare le tasse.
Comunque i due periodi trovano il giorno di separazione, che, secondo i calcoli del Centro Studi della CGIA di Mestre, cade il 3 giugno, praticamente il prossimo lunedì.
E’ questo, dunque, quello che viene considerato il “giorno di liberazione fiscale”, liquidando questo ultimo fine settimana i conti con lo Stato, in pratica il periodo in cui si lavora per pagare le tasse.
Da lunedì si lavora per soddisfare i nostri bisogni e non più per le imposte, i tributi ed i contributi sociali previsti per il 2024.
Un gettito che per l’Erario dovrebbe garantire oltre 900 miliardi di euro, risorse naturalmente indispensabili allo Stato per far funzionare le scuole, gli ospedali, gli autobus, i treni, gli uffici pubblici e per pagare le pensioni, gli stipendi agli statali e ai dipendenti degli enti locali.
Intanto la Cgia ricorda che esistono lavoratori completamente o parzialmente irregolari, nel Paese, secondo una stima dell’Istat riferita però al 2021, di queste persone completamente sconosciute al fisco o che sarebbero state solo parzialmente in regola, ce n’erano ben 2,8 milioni, una cifra che probabilmente è oggi sicuramente aumentata.
Infine un’ultima riflessione, quella della diminuzione della pressione fiscale, che quest’anno dovrebbe essere più bassa di almeno mezzo punto di percentuale.